Intervista a Patrizia Marzocchi tratta da CSI Multimedia
Intervista a Patrizia Marzocchi tratta da CSI Multimedia

Intervista a Patrizia Marzocchi tratta da CSI Multimedia

PATRIZIA MARZOCCHI

Patrizia MarzocchiPresentazione

Sono nata a San Pietro in Casale, provincia di Bologna, sotto il segno del Leone.

Mi sono laureata in Pedagogia all’Università di Bologna, ho conseguito il diploma in giornalismo all’Università di Ferrara, insegno Lettere nella scuola media.

Da bambina leggevo molto, ma al contrario di quello che succede adesso, non ero troppo incoraggiata: mia nonna sosteneva che in quel modo mi sarei rovinata la vista.

Agli anni della prima media risale il mio folgorante incontro con Agatha Christie, lessi “Tre topolini ciechi” e fui fulminata sulla via del Giallo che ancora oggi mi affascina. Dopo avere letto tanti romanzi, ho sentito il desiderio di scriverne e ho accettato la sfida.

Le coincidenze necessarie” è un giallo per adulti, in cui Jolanda, un’investigatrice un po’ goffa, riesce a risolvere due omicidi e una scomparsa.

Nei miei romanzi per ragazzi ci sono spesso la Storia (“Avventure tra i pirati”, “1789: sogno di libertà”, “La linea rossa della magia”), i viaggi (“Mal d’Africa” e “I tesori del Chiapas”), il giallo (“I ragazzi della Bolognina”, “Il ladro di cellulari”).

Sono molto sensibile al tema dell’ingiustizia, alla necessità di reagire alle prevaricazioni. Questi temi si trovano in particolare in “Il viaggio della speranza”, “Il bullo, la secchia e gli altri”, “Ricordare Mauthausen”, tre romanzi  ambientati nella nostra epoca, che hanno come protagonisti ragazzi di oggi e i loro problemi, problemi che non galleggiano nel vuoto, ma sono connessi con il passato e con il mondo più ampio.

Il mio ultimo nato, “Ricordare Mauthausen”, mi ha dato grande soddisfazione perché ha vinto tre premi.

C’è poi qualcosa che non manca quasi mai nelle mie storie: un gatto.

Intervista

1) Nella tua bibliografia ci sono diversi titoli per ragazzi. Come si intreccia il tuo lavoro di insegnante con quello di scrittrice?

La mia esperienza si esprime in un’attività, scrittura creativa, in cui i miei alunni sono al contempo scrittori e giudici dei propri racconti. Devo dire che questo lavoro, nonostante non implichi voti da parte mia, viene affrontato molto seriamente.
A parte tutto, io provo un sincero interesse per quello che i ragazzi hanno da dire sulla vita e quando riesco a ritagliare uno spazio tra le materie di studio, lancio un argomento di discussione, parlo con loro, ma soprattutto li ascolto.

2) Tra i tuoi libri preferiti figura “Opinioni di un clown” di Heinrich Boll, un testo che amo molto anch’io (Cristina). Mi piacerebbe sapere come interpreti il finale con il clown seduto alla stazione a suonare la chitarra. Le monete gettate nel cappello non sono l’ennesimo segno di una spaccatura tra il mondo di Hans e quello dell’ipocrisia della società che lo circonda?

Mi sembra che la scena finale rappresenti la natura profonda del personaggio, un perdente per scelta. Hans potrebbe accedere ai più alti livelli della vita sociale, ma si pone volontariamente, dolorosamente, ai margini.
Cosa c’è di più malinconico di un clown?

3) Qual è il libro che hai scritto a cui se più affezionata? Hai mai pensato di scriverne il seguito?

Scusami, ma non riesco a fare delle scelte. Ogni libro, che sia riuscito o meno, è un piccolo mondo affettivo. Ho memoria di tutti i miei personaggi e, sì, a volte penso di continuare la loro storia.

In particolare, mi piacerebbe riprendere il primo che ho scritto, “1789: sogno di libertà” che è ambientato in Francia nei primi mesi della rivoluzione e accompagnare i giovani personaggi, amici-nemici, lungo il corso degli eventi.

Amo ambientare le mie storie nel passato, in particolare nel Sei-Settecento che sono le mie epoche preferite. In “Avventure tra i pirati” ho immaginato due ragazze, dell’epoca del Re Sole, scaraventate dagli eventi in una nave pirata. Nel momento in cui possono decidere cosa fare della propria vita, una di loro sceglie di rimanere con i pirati. Sarebbe bello seguirla fino ai Caraibi.

“La linea rossa della magia” è un romanzo ambientato ai giorni nostri che si intreccia con una vicenda del passato riguardante caccia alle streghe e indiani d’America. Come sempre mi sono documentata; in questo caso mi ha particolarmente appassionato un saggio sugli indiani, leggendo il quale mi sono resa conto di condividere molto della loro filosofia. In un incontro nella scuola di Casumaro, in provincia di Ferrara, i ragazzi mi hanno dato un sacco di idee per continuare la storia. Chissà…

Mi viene in mente che in questo romanzo c’è un elemento autobiografico: Romeo, un gatto della mia vita, bianco, con gli occhi azzurri, immenso. Gli ho reso omaggio inserendolo nella mia storia.

4) I gatti e Patrizia: quanto sono importanti i felini nella tua vita?

Adoro i gatti, li trovo bellissimi, starei ore a guardare come si muovono, per esempio, in un giardino. Ne ho avuti molti e ho potuto verificare le loro differenze caratteriali: c’è il leader e il gregario, c’è la mamma affettuosa e quella che respinge i piccoli non appena hanno raggiunto un minimo di indipendenza, c’è quello che ti sta sempre addosso alla ricerca di carezze e quello che si infastidisce alle eccessive attenzioni.

Credo che la mia passione si estenda a tutti i felini. Anni fa ho fatto un viaggio nella savana e ho ancora negli occhi l’immagine di un leopardo che si leccava le zampe su un’acacia. Considerando che la nostra jeep era a pochi passi, confesso che ero un po’ inquieta, ma anche terribilmente affascinata. Ho descritto la scena in “Mal d’Africa”.

5) “Le coincidenze necessarie” è il tuo ultimo romanzo. Come è nata l’idea?

E’ il mio ultimo romanzo per adulti pubblicato. Avevo già da tempo costruito il personaggio, Jolanda Marchegiani, una investigatrice all’opposto del prototipo della donna in carriera. Lei non è particolarmente brillante, né affascinante, è una donna con tanti problemi, che decide, con un po’ di ritardo, di fare nella vita quello che l’appassiona.

Il fulcro della trama è il frutto di un’illuminazione che mi ha colto nel corso di una semplice passeggiata con un’amica in una giornata di neve. Parlavamo di amori e rancori… Purtroppo non posso rivelare il contenuto della conversazione, perché suggerirebbe la soluzione, e non è bello nel caso di un giallo.

6) Ritroveremo Jolanda in un tuo prossimo libro?

Ho scritto un altro romanzo, “Il diciassettesimo conte”, in cui Jolanda si trova coinvolta nelle vicende di una famiglia nobiliare, all’interno della quale ogni tanto qualcuno muore in modo strano. Mi sono divertita a proiettare la mia goffa investigatrice nell’alta società.

Il romanzo è stato finalista del Premio Tedeschi della Mondadori, adesso è alla ricerca di un editore e naturalmente mi auguro che possiate ritrovare presto Jolanda.

7) Qual è il libro che hai più amato nella tua infanzia e che consiglieresti ai giovani lettori?

Permettimi di citarne almeno due: “I ragazzi della via Pal”, “Piccole donne”.

Parlano entrambi di mondi molto lontani da quello attuale, ma credo che possano essere ancora magici.

Su indicazione dei miei alunni, anni fa ho letto “Harry Potter”. Inizialmente l’ho fatto solo per tenermi aggiornata, poi l’ho amato moltissimo e ho divorato l’intera saga. Mi dispiace che con l’uscita dei film, oramai pochi ragazzi leggano i libri, che hanno una profondità e un’intensità ben diversa.

Il consiglio che do ai giovani lettori è di non lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà che un romanzo, soprattutto un classico, può presentare all’inizio: lo sforzo sarà ripagato dalla scoperta di un mondo che porta alle radici delle proprie emozioni.

8) A cosa ti dedichi nel tempo libero?

Inutile dire che leggo, vado al cinema, a passeggiare in mezzo alla natura. In vita mia ho viaggiato parecchio, e sono andata lontano, adesso da qualche anno mi sono innamorata della brughiera delle isole della Scozia, ma amo tantissimo anche un paesaggio opposto: il mare della Sardegna e della Puglia.

Mi rilasso parecchio guardando alcune serie televisive, come “Cold case”, “Senza traccia”, “Law and order”.

Quando capita, gioco volentieri a carte, a Burraco, e devo dire, senza falsa modestia, che me la cavo piuttosto bene.

 

Intervista del 13/01/2015

Pubblicato per gentile concessione dal sito CSI-Multimedia di Cristina, Alfredo e Camilla