C’è un cadavere al Bioparco
C’è un cadavere al Bioparco

C’è un cadavere al Bioparco

C’è un cadavere al Bioparco di Walter Veltroni, Marsilio editore

C'è un cadavere al BioparcoTerza avventura per il commissario Buonvino e la sua squadra di stanza al Bioparco di Roma. Questa volta il mistero da risolvere riguarda un cadavere con la testa mozzata rinvenuto in una teca del rettilario, per la precisione in quella dell’anaconda. Un bel problema per il commissario che soffre di erpetofobia. Chi e perché può aver ordito una così macabra messinscena? Scoperta l’identità della vittima i sospettati non mancano. Quasi tutti coloro che lavorano al bioparco avrebbero infatti un buon movente. Riuscirà Buonvino con i suoi fidi aiutanti a trovare il colpevole? E nel frattempo come procede la sua love story con la collega Veronica?

Il commissario Buonvino

Ormai Buonvino è un personaggio noto, ne conosciamo le abitudini, i gusti musicali, le tattiche investigative. In questo caso si trova davanti a due sfide, la prima investigativa e la seconda sentimentale. I due percorsi si intrecciano fino ad arrivare all’imprevedibile finale che lascia aperto il futuro per una nuova e inquietante indagine.

Come in tutte le serie il protagonista evolve, i suoi pensieri si fanno più invadenti, traspaiono di più lungo le pagine del libro. E non è solo Buonvino a farsi conoscere di più dal lettore. Anche Gozzi e Portanova, con le loro solitudini eguali e diverse, emergono dalla narrazione con più rilievo e così quelle di Cavallito e di Veronica, la compagna del commissario.

Il lato romantico della vicenda è stemperato tra le sfumature del giallo macabro, della lieve ironia e delle riflessioni esistenziali che si alternano in un crescendo che sfocia nell’inaspettato finale.

Un giallo classico

Il racconto è condotto secondo le regole del giallo classico. Pur non avendo il lettore a disposizione tutte le informazioni, ha comunque degli indizi che dovrebbero indirizzarlo sulla strada giusta per identificare il colpevole con largo anticipo. Buonvino si comporta come un Poirot o un Nero Wolf che, dopo aver svolto le opportune indagini, convoca tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda per riassumerla e smascherare l’assassino.

Ritroviamo sullo sfondo Roma e in particolare tutto ciò che riguarda il grande spazio attorno a Villa Borghese: giardini, laghetti, bioparco. Il microcosmo del quartiere di Buonvino diventa uno specchio del macrocosmo esterno. Paure, gioie, bene e male si confondono nel quotidiano sopravvivere della piccola umanità rappresentata dalla squadra del commissario e riflettono ciò che avviene nel mondo esterno, ancora sconvolto dagli effetti della pandemia.

Non possono mancare, come al solito in Veltroni, le citazioni cinematografiche, prima fra tutte quella dell’indimenticabile Alberto Sordi. D’altra parte come dar torto all’autore? Roma, come Venezia, Firenze, Napoli e mille altre affascinanti città italiane non può che essere uno sfondo ideale per libri e film che svelino e raccontino la loro unica grande bellezza.