Se i gatti potessero parlare di Piergiorgio Pulixi, Marsilio Editori
Seconda indagine di Marzio Montecristo che questa volta dovrà risolvere un bizzarro caso di omicidio durante una crociera.
Tutto inizia nella libreria Les Chat Noir che viene scelta per accompagnare il famoso giallista Aristide Galeazzo durante una crociera in cui verrà presentato il suo ultimo romanzo.
Marzio non vorrebbe partecipare ma Patricia lo invita caldamente ad accettare l’invito che può servire a rilanciare l’attività che, è proprio il caso di dirlo, non naviga in buone acque.
L’invito vale per due persone e ovviamente per i due gatti Poirot e Miss Marple, le celebrità della libreria. Come accompagnatore Marzio sceglie l’ispettore Caruso che vorrebbe diventare a tutti gli effetti un membro del club di lettura degli “investigatori del martedì”.
Come è inevitabile la crociera non procede tranquilla e la vittima designata sarà Galeazzo, ritrovato morto nella biblioteca. Le incognite da risolvere sono tre: chi, come e perché. Chi poteva avere interesse a uccidere il famoso scrittore? In che modo è stato ucciso? Qual è il movente?
Caruso prende in mano la situazione come autorità ufficiale coadiuvato dalle intuizioni di Marzio e dal fiuto dei due simpatici gatti.
Giallo classico, ma non troppo
Tra citazioni di Agatha Christie e di altri giallisti classici, il romanzo procede veloce. Lo stile è frizzante e ironico, a tratti quasi parodico e tutti i protagonisti hanno caratteristiche “esagerate”, dall’intrattabile Marzio al bello e tontolone Caruso. E naturalmente c’è il giallista Galeazzo, caricatura di Simenon, che, magari non volutamente, induce a pensare a qualche scrittore nostrano emulo di colleghi oltralpe e oltreoceano.
Il filone a cui appartiene il libro di Pulixi è oggi molto in voga. Il cosiddetto cozy crime si propone come variante leggera al giallo classico o ai truculenti thriller e coinvolge il lettore non con la tensione ma con lo humor. La ricerca e la scoperta del colpevole non sono il tratto principale della narrazione. Tutto si concentra sui protagonisti, buffi, pasticcioni, dotati di sarcasmo e coinvolti in situazioni divertenti.
La soluzione del caso cade spesso dall’alto, il tipico deus ex machina impersonato dal detective di turno che chiarisce tutto svelando particolari ignoti al lettore e contravvenendo così alle tesi di Van Dine riguardo la “onestà” dell’autore nei confronti del lettore. Ma appunto quel che importa in questa tipologia alla moda di gialli è solo intrattenere e non costruire un testo inappuntabile secondo i canoni del genere.
Come riferimento sarebbe più opportuno citare, anziché Christie e colleghi, Mel Brooks con il suo Il fratello più furbo di Sherlock Holmes. Mentre tra i precursori del filone potremmo sicuramente annoverare Maurice Leblanc con il suo intramontabile Arsène Lupin che per me avrà sempre i tratti sornioni e l’eleganza di George Descrières.
