Tre
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Tre di Valérie Perrin, edizioni e/o

TreNina, Adrien ed Ethienne sono tre ragazzini di quarta elementare. Sui banchi di scuola inizia un’amicizia profonda che li terrà uniti per tutta la vita. Percorrono assieme l’adolescenza come tre fratelli, indivisibili, tenendosi per mano nelle difficoltà e condividendo ogni attimo di gioia. Terminato il liceo sono pronti ad andare all’università, ma l’estate porta sconvolgimenti. Nina, abbandonata da piccola dalla madre, perde in un incidente il nonno che l’ha cresciuta e contemporaneamente si innamora di un giovane bello e ricco. Ethienne è in crisi con la fidanzatina che scompare misteriosamente. I due ragazzi vanno a Parigi e iniziano una nuova vita mentre Nina si sposa e così inevitabilmente si perdono di vista. Il matrimonio di Nina sarà sfortunato, Adrien dovrà affrontare una crisi profonda sulla sua identità ed Ethienne si ammalerà gravemente. Sarà proprio la malattia di Ethienne a riunirli e a dar loro nuova linfa.

L’importanza dell’amicizia

Il libro si presenta molto simile al precedente Cambiare acqua ai fiori, sia come modalità narrativa che come trama. La sfortunata protagonista Nina ha molti tratti in comune con Violette e la sua vita sembra ripercorrerne gli alti e bassi. Infanzia difficile, istinto di ribellione, matrimonio sfortunato, mentore che la aiuta a ritrovarsi. Adrien ed Ethienne, diversi e complementari, sono personaggi di supporto che simboleggiano l’importanza dell’amicizia.

Anche in questo caso abbiamo un mistero sullo sfondo, la scomparsa di Clothilde, che troverà la sua spiegazione al termine del libro.

Se Cambiare l’acqua ai fiori poteva essere una lettura gradevole, seppure a momenti un po’ troppo mielosa, Tre ne sembra una pallida copia. Tutto è una ripetizione del precedente, senza tratti di originalità che lo rendano appetibile. Abbiamo nuovamente una fiaba contemporanea narrata al ritmo dei cantautori francesi e che fa leva sui buoni sentimenti. Sentimenti che sono presentati con toni esasperati e che rendono i personaggi poco credibili. I buoni sono da una parte e i cattivi dall’altra senza mezze misure. E come in ogni fiaba che si rispetti troviamo il lieto fine consolatorio che molto spesso, purtroppo, la vita reale non ha.