Delitto al cimitero inglese
Delitto al cimitero inglese

Delitto al cimitero inglese

Delitto al cimitero inglese di Max e Francesco Morini, Fratelli Frilli editore

Delitto al cimitero ingleseNel bel mezzo della presentazione di un libro in un freddo pomeriggio di mezzo inverno, Fango e Misericordia si ritrovano coinvolti in un nuovo caso. L’ispettore Ceratti ha bisogno dell’intuito del libraio riguardo a uno strano omicidio avvenuto al cimitero inglese. Proprio davanti alla tomba del poeta Keats è stato ritrovato il corpo di una donna pugnalata alla schiena. La donna è Agatha Bloomfield di origine inglese, vedova con un cospicuo patrimonio e una grande passione per la poesia romantica di Keats, Shelley e Byron.

La vittima viveva in un appartamento storico romano a Borgo Pio, dove un tempo abitava il celebre Mastro Titta, er boja de Roma, che non aveva di sicuro l’aria bonacciona di Aldo Fabrizi che lo interpretava nel Rugantino. Fra quelli che avevano assistito alle sue esecuzioni vi fu, guarda caso, Lord Byron che ne rimase fortemente impressionato. È solo una casualità che la donna ossessionata da Byron avesse scelto di abitare proprio nella casa del famoso boia? Scoprirlo sarà compito di Misericordia coadiuvato dall’inseparabile Fango.

La Roma che fu

Ritroviamo con piacere i due investigatori romani alle prese con un delitto che questa volta ci riporta alla Roma dell’Ottocento. Come al solito non mancano i dettagli storici, gli aneddoti, i personaggi famosi che hanno popolato le vie della capitale. Ascoltiamo i librai raccontare la storia di Mastro Titta e delle sue macabre esecuzioni, veri e propri eventi mondani. Riviviamo le passioni dei giovani poeti inglesi che tra decadenza e romanticismo arrivavano in Italia per il Grand Tour restando soggiogati dall’arte e dall’architettura italiana e dal suo percorso millenario.

Ma non è solo una storia di grandi quella che leggiamo tra le pagine, c’è anche quella della gente semplice, quella dell’anziano rigattiere Alvaro, amico del padre di Misericordia, rappresentante della Roma che fu con la sua parlata dialettale schietta che, per mie arzigogolate associazioni mentali, mi riporta nuovamente al grande Aldo Fabrizi e al suo personaggio del vetturino ne L’ultima carrozzella. E così il libro si snoda tra pasquinate e citazioni dotte mentre la trama scorre fluente verso la conclusione.

Marchio di fabbrica

Al solito i due autori hanno creato un testo piacevole che permette al lettore di trascorrere qualche ora tra passato e presente in una Roma dai tratti non sempre noti ma sempre pronta a sorprenderci con il suo immutabile fascino.

Come sempre l’abilità dei fratelli Morini è quella di informare senza pedanteria, dimostrando che si possono veicolare dati storici e culturali anche nella letteratura di intrattenimento e senza cadere nel fastidioso infodump. E proprio questa loro caratteristica li rende unici nel panorama italiano, è il loro marchio di fabbrica che si accompagna a una scrittura mai scontata e dai tratti originali.

Il ritmo incalzante e la naturalezza dei personaggi riescono a coinvolgere il lettore che entra nella storia e la “vede” come in una sequenza cinematografica.

Un bel libro per un afoso pomeriggio di mezz’estate.