Il fascismo non è mai morto di Luciano Canfora, Edizioni Dedalo
In questo breve ma accurato saggio del 2024 Luciano Canfora spiega perché non si possa sostenere che il fascismo sia morto definitivamente con la fine del regime nel 1945.
Umberto Eco nel suo Il fascismo eterno individuava quattordici archetipi alla base del fenomeno politico e sociale, archetipi che a ben vedere si adattano a correnti politiche che serpeggiano anche oggi per tutto il mondo e sono facilmente riconoscibili.
Canfora invece riporta il discorso sul piano prettamente politico, osservando come le destre con posizioni estreme si stiano riaffacciando in tutta Europa, e non solo.
La prima osservazione riguarda la non coincidenza tra fascismo e totalitarismo. Risulta ingenuo e fuorviante infatti inserire tutti i tiranni nella lista e trovare tratti ideologici comuni ad esempio tra Gerone di Siracusa e Francisco Franco.
Quello che va sotto il nome di fascismo infatti ha una sua ben precisa matrice storica e politica. Dopo il 1945 l’ideologia è sopravvissuta Canfora afferma, dietro le quinte innervata dentro la società e pervadendo molte delle trame oscure che hanno segnato la storia della nostra Repubblica.
Non va inoltre dimenticato come inizialmente il fascismo avesse arruolato al suo interno molti intellettuali, primo tra tutti Giovanni Gentile e avesse numerosi estimatori anche tra i leader europei quale ad esempio Churchill.
Un nocciolo ben definito
I tratti caratteristici del fascismo, il suo nocciolo, sono pochi e ben definiti. Il più importante ed evidente è il suprematismo razzistico che si basa sulla autosuggestione della superiorità “bianca”. La sua eredità è ben visibile nella lotta che accomuna le due sponde dell’Atlantico contro il fenomeno migratorio. La pezza di appoggio del suprematismo è la demagogia che fa leva sugli istinti della popolazione che fa perno su ceti medi impoveriti, antipolitici e vagamente xenofobi.
Interessante l’osservazione che riguarda l’anomalia del regime franchista accettato e riconosciuto dal cosiddetto mondo libero oppure quella del peronismo in Argentina per poi arrivare oggi a quella della simbologia neonazista che fa capolino in molti paesi dell’Est dal Baltico all’Ucraina, alla Croazia.
Tutte queste forme dichiarate di fascismo sono state e sono tollerate se non appoggiate candidamente dalle democrazie occidentali.
Canfora compie poi un breve ma efficace excursus relativo a Francia e Germania e analizza le forze revansciste chiarendone le origini storiche e ideologiche.
Simpatie pericolose
Particolarmente interessante l’analisi della parabola mussoliniana che vede l’iniziale simpatia ideologica e umana da parte anglo americana per Mussolini che sfocerà nel suo opposto solo dopo l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania. Simpatia dovuta alla visione di un fascismo utile a bloccare le spinte comuniste, viste come il male assoluto. Le dichiarazioni ufficiali di apprezzamento che riporta Canfora fanno riflettere…
La lunga striscia nera continua, rileva l’autore, ben oltre il dopoguerra e si esplicita da un lato nel famoso tentativo del golpe Borghese del 1970 fino al terrorismo che insanguinò l’Italia per un decennio.
Infine l’analisi si posta sulla natura anfibia della destra italiana con le sue due voci distinte, una di governo e una sociale. Nel frattempo la ”sinistra” si è rivelata inadeguata di fronte ai problemi più assillanti del tempo presente.
Da notare che tutte le osservazioni dell’autore sono largamente documentate riportando saggi e fonti che testimoniano l’accuratezza del lavoro e le sue solide basi.
Da vedere il breve video dell’autore sul sito delle edizioni Dedalo.