L’erede di Camilla Sten, Fazi editore
Eleanor ha perso la madre Vendela quand’era bambina e da allora ha sempre vissuto con la nonna Vivienne, una donna dal carattere forte e con la quale non aveva sempre un rapporto facile. Ormai adulta e con un compagno, Eleanor continua a recarsi in visita dalla nonna Vivienne. Quello che non si aspetta però è di trovarla un giorno agonizzante, colpita a morte con delle forbici d’argento. E mentre assiste agli ultimi istanti di vita dell’anziana vede uscire di casa una persona incappucciata. Per un attimo ne scorge anche il volto ma purtroppo questo non le è d’aiuto. Eleanor infatti soffre di prosopagnosia e non riesce a identificare le persone dai tratti del volto. Solo se osserva attentamente alcuni tratti particolari e li associa alla voce e ai profumi riesce a riconoscere le persone. Alla morte della nonna Eleanor e la zia Veronika ereditano una tenuta sperduta tra i boschi della Svezia. E così assieme al fidanzato Sebastian, alla zia e a un avvocato incaricato di fare l’inventario dei beni si reca nella casa di famiglia nel bel mezzo di una bufera di neve. Inutile dire che mal gliene incolse. Strane presenze mettono in allerta Eleanor e tra segreti familiari e misteriosi figuri la verità si farà strada non senza rischi per l’incolumità di tutti.
Vite parallele
Seguiamo in parallelo la vicenda di Eleanor nel presente e di Annika nel passato. Annika è la cugina di Vivienne che l’ha assunta come domestica. Vivienne ha sposato un uomo ricco e non vuole che conosca il suo passato di profuga polacca. I suoi rapporti con Annika e gli altri domestici sono improntati alla severità e al disprezzo. Quel che Vivienne però desidera di più è un figlio e un aborto spontaneo la trascina nella follia. Da quel momento le vite di Annika e di Vivienne inizieranno a confondersi e saranno il nocciolo del mistero che grava sulla casa nei boschi dove il nonno si è suicidato ma forse anche altro è accaduto.
Le protagoniste sono Eleanor, Vivienne e Annika, tre donne per molti versi simili: decise, con un carattere forte e allo stesso tempo con fragilità emotive e mentali.
La trama come nel romanzo precedente, Il villaggio perduto, fa leva su molti luoghi comuni: la casa abbandonata nei boschi, la tormenta di neve, presenze misteriose. E anche in questo caso le premesse non riescono a tramutarsi in una trama soddisfacente. Al di là delle protagoniste i personaggi sono scarsamente delineati e l’atmosfera delude in termini di credibilità e di suspense.
La clausura irragionevole del gruppetto nella casa in mezzo al nulla, le passeggiate nella bufera, il misterioso assassino che gira indisturbato e incurante del gelo non riescono a essere incisivi e a creare l’atmosfera terrificante perfetta di Shining.
Nel complesso è un esercizio di scrittura non troppo riuscito.
Le concordanze sconosciute
Credo inoltre che ci sia anche la necessità di una revisione della traduzione perché le concordanze verbali e i periodi ipotetici lasciano spesso a desiderare: “Come se io abbia vagato”, “Non so se abbia mai avuto tanta paura come quando ho schiuso…” e via andare.
Da un editore come Fazi simili errori non sono accettabili.