La scritta sull’acqua di John Ajvide Lindqvist, Marsilio editore
Julia Malmros è un ex poliziotta. Lasciato il lavoro si è dedicata a tempo pieno alla scrittura diventando una delle più lette autrici di thriller. Ed è proprio a lei che la casa editrice della famosa saga Millennium pensa per scrivere un nuovo episodio. A Julia non sembra vero e si mette subito all’opera. Per scrivere una parte con riferimenti all’informatica conosce Kim Ribbing un giovane programmatore che si occupa di protezione dei sistemi e talvolta indaga su crimini informatici. Tra i due scocca una scintilla, nonostante la grande differenza di età. E così dopo un litigio con l’editor che fa naufragare il progetto Millennium Julia decide di prendersi una pausa nella sua piccola casa su un’isola vicino a Stoccolma. Qui la raggiunge Kim ma durante la cena sentono dei colpi di arma da fuoco. Subito salgono in barca per andare a vedere e scoprono una terribile scena del crimine. Un’intera famiglia è stata falcidiata durante una serata con amici. Unica rimasta in vita è la figlia adolescente.
Julia non resiste alla tentazione di indagare sull’accaduto assieme al suo ex marito nonché collega della polizia. Anche Kim entrerà nelle ricerche e quel che scopriranno è una lunga catena di crimini che attraversano più continenti e che hanno come sfondo traffici illeciti di petrolio.
Da un continente all’altro
La trama è inutilmente complicata e si sposta da un continente all’altro, dall’Europa alla Cina a Cuba. L’inizio è molto lento e indugia sin troppo sul romance tra Julia e Kim tanto che il lettore è portato a chiedersi quando cominci davvero il thriller. Di Julia sappiamo subito tutto, dal lavoro prima come poliziotta poi come scrittrice, dell’ex marito poliziotto che spera sempre in un riavvicinamento. Invece Kim si presenta come una sorta di supereroe dark.
Ma in fondo il protagonista è proprio Kim con il suo oscuro passato che viene rivelato poco per volta. Passato che lo ha condizionato in modo da tale da ordire una perfida vendetta. È Kim, il bel tenebroso, che cattura l’attenzione, che affronta sprezzante i pericoli, che schiva le pallottole e che difende i deboli. Julia è solo il personaggio utile che lo introduce e gli fa da spalla.
Nel complesso la trama è poco convincente, tanto quanto i personaggi e le loro contorte vicende personali. Non riesce a incuriosire a sufficienza e le vicissitudini rocambolesche che si susseguono non convincono.
Manca inoltre quel contorno sociologico che spesso affiora in molti thriller nordici che portano alla ribalta tristi situazioni di disagio giovanile, di violenza urbana o intrighi politici spiccatamente realistici.
Francamente l’ironia decantata sulla pagina della Marsilio dedicata al libro, stento a rilevarla se non in qualche battuta di Julia.
Se questo dev’essere l’inizio di una nuova serie, dal mio personalissimo punto di vista non ha particolari elementi attrattivi.